17 settembre 2024

VIII centenario della Stimmate di San Francesco di Assisi

In questo giorno, 800 anni fa accadde un fatto di eccezionale e quasi unico nella storia.
Ascoltiamolo direttamente dalle Fonti Francescane:

FF 1225-1228 (San Bonaventura. Leggenda Maggiore):

L'ardore serafico del desiderio, dunque, lo rapiva in Dio e un tenero sentimento di compassione lo trasformava in Colui che volle, per eccesso di carità, essere crocifisso.
   Un mattino, all'appressarsi della festa dell'Esaltazione della santa Croce, mentre
pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell'aria, giunse vicino all'uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l'effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce.  Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore.  Provava letizia per l'atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino.  Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l'anima con la spada dolorosa della  compassione. 

Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l'infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino.

Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l'amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l'incendio dello spirito.

 [1226]   Scomparendo, la visione gli lasciò nel cuore un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne.  Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell'immagine dell'uomo crocifisso.  Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all'indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne.  Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande. [...] con molto timore, riferì come era avvenuta la visione e aggiunse che, durante l'apparizione il serafino gli aveva detto alcune cose, che in vita sua non avrebbe mai confidato a nessuno.  Evidentemente i discorsi di quel sacro serafino, mirabilmente apparso in croce, erano stati così sublimi che non era concesso agli uomini di proferirli.

[1228]  Così il verace amore di Cristo aveva trasformato l'amante nella immagine stessa dell'amato.

12 dicembre 2023

La Vergine di Guadalupe

12 dicembre, Virgen de Guadalupe 
« Nella tilma del povero Juan Diego...pennelli che non sono di questo mondo hanno lasciato dipinta un'immagine dolcissima".   Pio XII


Il 12 dicembre 1531 la Madonna apparve in Messico a un indigeno di 57 anni di nome Juan Diego, a cui chiese di raccogliere con la sua tilma, un mantello tipico fatto di un tessuto molto povero, delle rose che erano fiorite nonostante fosse inverno e di presentarle all’arcivescovo monsignor Juan de Zumárraga come prova delle apparizioni. Quando Juan Diego dispiegò il mantello con le rose davanti all’arcivescovo, i presenti si resero conto che sulla tilma dell’indigeno era impressa l’immagine che oggi tutti conoscono come Nostra Signora di Guadalupe.

I dettagli:

L’immagine contiene un’infinità di dettagli che colpiscono:

  •     I capelli sciolti della Madonna di Guadalupe sono un simbolo azteco di verginità.
  •     Una delle mani è più scura e l’altra più bianca, a indicare l’unione tra i popoli.
  •     Le 46 stelle impresse sul mantello rappresentano esattamente le costellazioni viste nel cielo la notte del 12 dicembre 1531.
  •     I raggi del sole, la principale divinità venerata dalla cultura azteca, si intensificano sul ventre di Maria, che è incinta.
  •    La luna sotto i piedi, oltre a evocare la “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi” descritta nell’Apocalisse, richiama anche il nome del Messico in lingua azteca: “centro della luna”.
  •    L’angelo, rappresentato con ali di uccelli tipici della regione di Città del Messico, simboleggia l’unione tra la terra e il cielo.


Dunque Maria  appare come la  donna di Ap 12: vestita di sole, coronata di stelle, la luna ai suoi  piedi.
È incinta.   


Nessuno studio ha potuto capire come l’immagine sia stata impressa sulla fibra, sottilissima e che di solito deperisce in 20-30 anni.
A 10 mm i colori scompaiono e la tela è trasparente.

Maria ha le sembianze di una meticcia: qualcosa che, se fosse arte, nel 1531 non esisteva ancora.


Nel 1979, il biofisico dottor Phillip Callahan, dell’Università della Florida, ha analizzato il mantello con una tecnologia a raggi infrarossi e ha scoperto che ha una temperatura costante tra i 36.6 e i 37 gradi Celsius, che è la temperatura normale di una persona viva.

Il medico messicano dottor Carlos Fernández de Castillo, che ha esaminato il tessuto, ha trovato sul ventre di Maria un fiore a quattro petali che gli aztechi chiamavano “Nahui Ollin”, simbolo del sole e della pienezza.

Proseguendo i suoi esami, il dottor Fernández de Castillo ha concluso che le dimensioni del corpo della Madonna nell’immagine erano le stesse di una gestante che deve partorire entro pochi giorni.
Il 12 dicembre, giorno dell’apparizione, è decisamente vicino al 25 dicembre, Natale.


E' indistruttibile

Nel 1785, in occasione della pulizia del vetro che protegge il mantello, del solvente con acido nitrico si è riversato su gran parte dell’immagine, che avrebbe dovuto corrodersi all’istante. L’immagine, tuttavia, si è restaurata da sola in 30 giorni e ancora oggi è intatta, con piccole macchie in alcune parti del mantello che non contengono l’immagine.

Nel 1921 un militante anticlericale ha posto davanti all’immagine, nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe, un vaso di rose che in realtà conteneva 29 cariche di dinamite. L’esplosione ha fatto volare in aria dal pavimento all’inginocchiatoio di marmo, raggiungendo perfino finestre situate a 150 metri di distanza. Un pesante crocifisso di bronzo e i candelabri di metallo che erano ai lati dell’immagine si sono accartocciati per la forza dell’esplosione, ma l’immagine e il vetro che la proteggeva, che non era neanche a prova di pallottole, sono rimasti perfettamente intatti.


Gli occhi

La cosa più incredibile sono gli occhi: le pupille reagiscono alla  rifrazione della luce, come occhi vivi. 

L’oculista peruviano dottor José Alte Tonsmann si è invece concentrato sullo studio degli occhi dell’immagine della Madonna di Guadalupe.

 Ingrandendoli 2.500 volte, ha identificato il riflesso di fino a 13 individui in entrambi gli occhi, con proporzioni diverse, esattamente come avviene quando l’occhio umano riflette un’immagine.

Sembra che sia stato catturato il momento esatto in cui San Juan Diego ha dispiegato il mantello davanti all’arcivescovo Zumárraga e alle altre persone presenti in quell’occasione.

Più si studia l’immagine, più sofisticati strumenti tecnologici vengono usati per dirimerne il mistero, più esso appare insondabile. Proprio come la vita e la morte. Per la scienza, mistero inspiegabile; agli occhi della fede, una grande, consolante conferma.

9 ottobre 2023

Festa di San Francesco 2023

In occasione della ricorrenza di San Francesco di Assisi, per la prima volta a Chieti. si è svolta la Fiaccolata Francescana.
Un'idea nata dalle suore Clarisse, che hanno coinvolto i laici dell'Ordine Francescano Secolare, sotto la supervisione del parroco del SS. Crocifisso don Guido insieme alla collaborazione dei parroci dei territori interessati dalla Fiaccolata: il giovane parroco di S. Antonio abate, don Angelo, e il parroco della SS.ma Trinità, don Claudio.

Il percorso della Fiaccolata era intramezzata da 3 tappe, ciascuna con un momento di preghiera e riflessione per mezzo delle Fonti Francescane, e la Parola di Dio.

  • I  tappa alla partenza, nella chiesa di Santa Chiara.
"Un cuore che cerca. Gesù incontra il giovane ricco, Francesco."
guidati da don Angelo.

  • II tappa a metà percorso, nella chiesa della SS.ma Trinità.
"Ripara la mia casa. Gesù invita Francesco e lo manda."
guidati da don Claudio

  • III  tappa, all'arrivo, nel piazzale (eravamo così tanti che non entravamo nella cappella) del Monastero delle Clarisse:
"Francesco aderisce all'invito, e diventa un altro Gesù. Diventa un un uomo fatto preghiera."
guidati da don Guido, con la Lettura del "Transito di Francesco"


Durante il percorso Canti, letture dalle Fonti Francescane e preghiere.
Alla Trinità si sono uniti anche i seminaristi e i loro sacerdoti formatori.

A stupire è stata la inaspettatamente numerosa risposta dei fedeli.
La collaborazione tre le diverse realtà francescane e alcune parrocchie di Chieti, hanno dato vita ad una speciale serata di Preghiera.
Un segno di una Chiesa che sa unire le diverse realtà di cui è formata.
Una Chiesa viva, innamorata di Gesù, che cammina, questa volta letteralmente, sulle orme di San Francesco di Assisi per giungere a Cristo.

Ripercorrendo i temi centrali della vita di Francesco, come uno specchio per la mia, la nostra vita, ho potuto vedere quanto mi è vicino il Signore Gesù, in ogni ora, in ogni istante.
E quanta differenza nella mia vita se accolgo il Suo Amore o se lo respingo!
Se Lo accolgo, posso diventare anche io, come Francesco, un alter Christus, un altro Cristo.

Nonostante le difficoltà e le contraddizioni della vita stessa, Egli è vicino, e col Suo Amore mi spinge a camminare in vari modi verso di Lui, verso la Via che porta all'unica Verità e alla vera Vita:
Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente.




16 dicembre 2022

L'OFS desidera mettere in guardia dalla conferenza "Francesco d'Assisi. Misticismo o esoterismo?"



In questi giorni abbiamo visto affissi in città dei manifesti di invito a una conferenza-dibattito con tema  "Francesco d'Assisi. Misticismo o esoterismo" in programma domani, 17/12, a Chieti scalo.

Si noti subito l'omissione di "SAN" davanti a "Francesco d'Assisi".
Questa conferenza è organizzata dalla loggia massonica "Araba Fenice".

L'Ordine Francescano Secolare di Chieti desidera mettere in guardia tutti gli amici e i simpatizzanti di San Francesco dai contenuti di tale iniziativa, poiché c'è incompatibilità a monte tra la dottrina massonica e la Verità della Fede cattolica.

Sebbene si debba purtroppo assistere sempre più spesso, oggi, a marce di avvicinamento forzato tra la Verità della dottrina Cattolica e le dottrina massonica (che ha base nello gnosticismo),
 giova ricordare la loro totale incompatibilità.
La Chiesa da molti anni, per il bene delle anime, proclama tale incompatibilità.
Ultimo, in ordine temporale, il documento pubblicato il 26/11/1983 dalla Congregazione della Dottrina della Fede (prefetto il card. Ratzinger) approvato da papa Giovanni Paolo II:

Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.
Intero documento qui 


Loro credono sì in un Dio creatore (il grande architetto), ma non in Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Gesù è per loro un grande uomo, ma non il Figlio di Dio, Egli stesso Dio.
Attenzione dunque!

San Giovanni apostolo nella sua 1°lettera è chiarissimo:

"Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio." 1Gv 2,22  

A chi volesse comprendere meglio, suggeriamo la lettura di testi specializzati.
In particolare ci sentiamo di consigliarne uno:
"La Massoneria tra esoterismo, ritualità e simbolismo" di p. Paolo M. Siano, FI - Casa Mariana Editrice


Ognuno può appropriarsi di ciò che vuole dalla grande ricchezza di San Francesco, noi ci limitiamo a mettere in guardia dalle aggiunte indebite.

Bisogna ammettere che ultimamente viene distorto anche all'interno della stessa Chiesa.
Non sono pochi i fedeli che pretendono, errando, di trasformare Francesco in un'icona dell' ambientalismo o del dialogo interreligioso.
Per San Francesco, uomo diventato Vangelo vivente, il centro è sempre solo Cristo Gesù.

Lui è innamorato perdutamente di Cristo, di Dio eterno venuto ad abitare con l'uomo, di Cristo Crocifisso, Unico Signore e Salvatore, dal quale l'uomo ottiene la Redenzione, il perdono dei peccati.
In Cristo Risorto risorgiamo anche noi a Vita nuova, cioè alla Vita eterna.

San Francesco vive per Dio, in Cristo Gesù.
Come dice san Paolo apostolo ai Romani:

"Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Infatti Egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte;   ora invece vive,  e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù."

Rm 6,9-11

La povertà di San Francesco non è eroica o fine a sé stessa, ma sempre congiunta alla povertà di spirito, si svuota al fine di farsi riempire delle "cose di lassù" e arricchire da Dio.
Egli è stato un altro Cristo, ha aderito a Lui fino al punto di imitarlo persino nei segni della Passione.

A tal proposito riteniamo utile proporre un insegnamento su San Francesco dall'enciclica  Rite Expiatis  che Papa Pio XI, anche egli terziario francescano, pubblicò il 30 aprile 1926 nel VII centenario del beato transito del Serafico padre Francesco.
Il testo evidenzia la totale non cattolicità (oltre che mendacità) di coloro che  propagandano un Francesco panteista, ecologista, ecumenista e dialogante; un Francesco che vada bene anche a tutti; un Francesco falso però, che non è mai esistito.
L'enciclica:    Rite Expiatis
Una sintesi: qui 

Pax Vobis 

20 giugno 2022

Infiorata per il Corpus Domini 2022.

"La più grande storia d'amore mai raccontata è racchiusa dentro una piccola, candida Ostia."
(Ven. Fulton Sheen)


   Dopo due anni di stop, finalmente a Chieti è tornata l'infiorata per la Solennità del Corpus Domini.
Corso Marrucino rivestito da decine di quadri a tema "Eucarestia sorgente di fraternità e di Pace" realizzati con i fiori, per accogliere il passaggio del Re dei Re, Gesù, nascosto nell'Ostia.
Anche se molti non ci credono, Colui che ha fatto il sole, le stelle, il mare e la terra, quegli stessi fiori, e infine ha fatto me e ha fatto te è lì in quell' Ostia.
Lo ha detto Lui in quell'ultima cena, e Lui non mente. Inoltre ne facciamo esperienza! 


Questa mattina (domenica 19 Giugno) mentre allestivamo il nostro quadro per la processione del Corpus Domini,
una passante ci chiedeva:  -“perché lo fate?”     
alcune ragazze gli hanno risposto con voce ferma: -“per fare un regalo a Gesù”
 la passante con voce ironica: -“ma voi pensate che a Gesù gliene freghi qualcosa di avere questo tappeto di fiori?

Non so se la Signora intendesse che a Dio non gli importa del nostro piccolo quotidiano, o che a Gesù non fanno piacere gesti di amore semplici come questo.

Tuttavia, suo malgrado, ci ha dato lo spunto per riflettere e approfondire.
A Gesù piace l'infiorata? Gli interessa?
Innanzitutto Egli ha cura di ogni nostra singola azione quotidiana:
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!   (Mt 10, 29-31)

Ma come si può rispondere all'amore di Gesù Cristo nostro Signore?
Egli stesso ci dice di non trattarsi di una questione sentimentale, ma di osservare la Sua Parola:
rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.  Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. (Gv 14,23-24)
Ma possono esserci anche tanti gesti che si possono fare per rispondere a Colui che ci ha amato per primo. 
[Noi amiamo, perché Egli ci ha amati per primo (1Gv 4,19)]

Celeberrimo è l’episodio di San Francesco che si aggira inconsolabile per le strade di Assisi, piangendo il disinteresse e l’ingratitudine degli uomini verso Gesù.
In lacrime diceva: “l'Amore non è amato! L'Amore non è amato”

Gesù apprezza sempre un gesto di premura verso di Lui:   
 I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco? Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!". Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. (Mt 25, 8-10)
 
Quindi sentiamo di dire il vero affermando che a Gesù l'infiorata piace.

Lo si comprende anche dal clima di gioia e collaborazione che pervade l'intero Corso Marrucino durante la preparazione di questa infiorata.

Non lo facciamo per una ricompensa commerciale, ma perché  riconosciamo che nascosto in quell’Ostia vi è il Signore della Vita e IN Lui, PER Lui e CON Lui abbiamo la Vita vera, la Vita piena, cioè la Sua Vita, la Vita Divina.

“Tu sei Bellezza!”
dice San Francesco.
È il minimo poterGli ridare una briciola d'amore prendendo dal Suo creato i fiori e lavorarli per un quadro.

Tutto questo insieme in comunità, come Chiesa per il capo della Chiesa che è Cristo Gesù.
Ed anche come testimonianza per gli altri.
Per i passanti.
Per te che leggi.  

Davvero l'Eucarestia è sorgente di fraternità e di pace.

Il Corpus Domini è direttamente connesso al Venerdì Santo, al sacrificio della croce.
Egli si offre vittima per togliere il nostro peccato,
morendo distrugge il peccato e quindi la morte.
Risorto ci rende partecipi della Sua Vita.
La vita divina: piena e immortale.

Il suo amore per me e per te Gli è costato caro!
Siamo costati il sangue di Dio:
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. (1Pt 1, 18-19)
È opportuno tornare ad un passaggio dell'omelia di don Michele Panissa:
  
-  Questo amore passa per un corpo spezzato. 
Il Figlio di Dio, si è fatto carne per noi e si è spezzato per noi. 
Tutti siamo partecipi di questo dono, ciascuno è responsabile nell’accoglierLo. -  

15 aprile 2022

Titulus Crucis: Non solo INRI, Gesù Nazareno re dei Giudei

  (di Daniele Di Luciano)


In Esodo 20,2 Dio rivela il suo nome a Mosè:  

“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto”

La parola tradotta con “il Signore” è il famoso Tetragramma che gli ebrei non possono neanche pronunciare: “YHWH“, vocalizzato in diversi modi tra i quali “Yahweh“. Le quattro lettere ebraiche che lo compongono sono queste: “יהוה“, yod-he-waw-he. Ricordiamo che l’ebraico si legge da destra verso sinistra.

Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 19 versetti 16-22, leggiamo:

“Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».”

Nonostante il brano in questione sia famosissimo, la scena che si è svolta davanti a Gesù crocifisso dev’essere stata un po’ diversa da come ce la siamo sempre immaginata. Giovanni, forse, ha provato a sottolinearlo ma il lettore, non conoscendo la lingua ebraica, è impossibilitato a comprendere.

L’iscrizione di cui parla Giovanni è la famosa sigla “INRI“, raffigurata ancora oggi sopra Gesù crocifisso. L’acronimo, che sta per il latino “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“, significa appunto “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei“.

Ma Giovanni specifica che l’iscrizione era anche in ebraico. Non solo: in un momento così importante l’evangelista sembra soffermarsi su dei particolari apparentemente di poco conto:

  1. il fatto che molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città,
  2. i capi dei sacerdoti che si rivolgono a Pilato per far modificare l’iscrizione,
  3. Pilato che si rifiuta di cambiarla.

Ponzio Pilato, che era romano, probabilmente non capiva che, senza volerlo, aveva creato un po’ d’imbarazzo – se vogliamo definirlo così – agli ebrei che osservavano Gesù crocifisso con quell’iscrizione sopra la testa.

Titulus Crucis- Roma- Basilica di "Santa Croce in Gerusalemme"







Henri Tisot, esperto di ebraico, si è rivolto a diversi rabbini per chiedere quale fosse l’esatta traduzione ebraica dell’iscrizione fatta compilare da Pilato. Ne parla nel suo libro “Eva, la donna” nelle pagine da 216 a 220.

Ha scoperto che è grammaticalmente obbligatorio, in ebraico, scrivere “Gesù il Nazareno e re dei Giudei“. Con le lettere ebraiche otteniamo “ישוע הנוצרי ומלך היהודים“. Ricordiamo la lettura da destra verso sinistra.

Queste lettere equivalgono alle nostre “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim” vocalizzate “Yeshua Hanotsri Wemelek Hayehudim“.

Quindi, come per il latino si ottiene l’acronimo “INRI“, per l’ebraico si ottiene “יהוה“, “YHWH“.

Ecco spiegata l’attenzione che Giovanni riserva per la situazione che si svolge sotto Gesù crocifisso. In quel momento gli ebrei vedevano l’uomo che avevano messo a morte, che aveva affermato di essere il Figlio di Dio, con il nome di Dio, il Tetragramma impronunciabile, inciso sopra la testa.

Non poteva andar bene che YHWH fosse scritto lì, visibile a tutti, e provarono a convincere Pilato a cambiare l’incisione. Ecco che la frase del procuratore romano “Quel che ho scritto, ho scritto” acquista un senso molto più profondo.

Sembra incredibile? Pensate che Gesù aveva profetizzato esattamente questo momento.
In Giovanni 8,28 troviamo scritto:

“Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono” 

Per “innalzare” Gesù intende la crocifissione. “Io Sono” allude proprio al nome che Dio ha rivelato a Mosè in Esodo 3,14:

“Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi»“

11 novembre 2021

LA PREGHIERA È INFALLIBILE? TE LO DICE SAN TOMMASO


Originale da "I tre sentieri"

La preghiera può essere infallibile? Come dobbiamo rispondere a questa domanda? Con un semplice: certamente… e se facciamo sentire anche il punto esclamativo, ancor meglio.

Gesù ha detto che la preghiera è infallibile

D’altronde le parole di Cristo parlano chiaro, né potrebbe essere altrimenti. Cristo è Dio; e Dio non può ingannare. In Marco 11,24, Gesù dice: “(…) tutto ciò che chiederete nella preghiera, credete di ottenerlo e l’otterrete”. Più chiaro di così?

Dunque, la preghiera è infallibile. Ci sono però delle condizioni che la rendono effettivamente tali. San Tommaso d’Aquino ne indica cinque. Esaminiamole singolarmente.

Prima condizione: essere in grazia di Dio

Tutti possono vedersi esaudite le preghiere. Dio ascolta anche le preghiere dei peccatori. Ma indubbio che la preghiera per essere più efficace ha bisogno che chi chiede sia in comunione con Dio. Più si è amici di Dio, più la preghiera diventa efficace. E’ nella logica delle cose.


Seconda condizione: chiedere per sé

Questa condizione può sembrare un po’ incomprensibile. Ma come? Non è bello pregare per gli altri? E inoltre: quante volte la Vergine santissima nelle sue apparizioni più famose ha invitato a pregare per i poveri peccatori? Verissimo. Ma attenzione, qui non si sta parlando dei meriti che procura il pregare per gli altri, ma della sicura infallibilità della preghiera.

Quando si prega per gli altri, si ottengono per questi delle grazie attuali attraverso le quali essi sono chiamati a corrispondere liberamente. Ed è questo il punto: “liberamente“. Per cui non si può sapere se questi riusciranno in tal senso.

Altra cosa, invece, è pregare per sé. Pregare per sé presuppone che si voglia, cioè che si desideri ciò che si chiede; e quindi che si sia già predisposti a corrispondere.

Ovviamente -lo diciamo a scanso di equivoci- questo non significa che non sia importante e necessario (ed anche efficace) il dover pregare per gli altri.


Terza condizione: chiedere secondo la volontà di Dio

Questa è una condizione “principe”. Prima di tutto, bisogna distinguere tra richieste di grazie materiali e richieste di grazie spirituali. Le prime vanno certamente chieste al Signore, ma sotto condizione. Facciamo un esempio, si può chiedere di guarire da una malattia fisica, ma sempre che sia fatta la volontà di Dio. A Dio, infatti, il male fisico non ripugna totalmente e in alcune circostanze può volerlo (per accidens) affinché, attraverso la prova, si possa guadagnare la salvezza dell’anima.

Le grazie spirituali vanno richieste senza alcune condizione. Per esempio: la salvezza dell’anima, l’eliminazione del peccato mortale, ecc… vanno perfino pretese. Dio vuole che le si pretandano: “Cercate prima di tutto il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta.” (Matteo 6,33).

Dunque, perché la preghiera possa essere infallibile, deve essere sempre conforme alla volontà di Dio

Quarta Condizione: chiedere con fiducia

Bisogna chiedere già avendo la certezza di aver ricevuto. Gesù lo dice chiaramente: “Se aveste fede come un granello di senape, spostereste le montagne.” (Matteo 17,20) Il problema è che la nostra fede non è grande nemmeno come un granello di senape.

Nella vita di don Bosco si racconta questo episodio. Ormai il numero dei ragazzi che il Santo aveva raccolto per strada era troppo grande per ospitarli nella sua iniziale dimora. Allora, senza che avesse i soldi sufficienti, stipulò un contratto per l’acquisto di una casa molto più grande. Un atto di imprudenza? No, un atto di fede. Egli era infatti sicuro che Dio lo avrebbe aiutato in quel progetto che non era per lui, ma per i ragazzi. E infatti quel giorno stesso arrivò da uno sconosciuto benefattore un’offerta che permetteva il pagamento dell’acquisto.

Quinta condizione: chiedere con perseveranza

La perseveranza è necessaria nella preghiera. Per una serie di ragioni.

Primo: perché i nostri tempi non sono i tempi di Dio. Noi desideriamo che tutto si realizzi subito, Dio può preferire l’attesa.

Secondo: perché Dio vuole rendersi conto fino a che punto arriva la nostra costanza e fiducia nella preghiera.

Terzo: perché Dio vuole che si sappiano apprezzare le grazie ricevute. Se esse si ottenessero subito, forse non si avrebbe la capacità di apprezzarle adeguatamente.

Si racconta di due coniugi, sposati ormai da anni, che non riuscivano ad avere bambini. Andarono da san Pio da Pietrelcina e questi disse loro di pregare con fiducia così avrebbero ottenuto la grazia di una nascita. Gli anni passavano, ma niente. Così si fece strada in loro l’idea di un’adozione. Si rivolsero nuovamente al Santo Cappuccino, ma questi disse loro che ancora dovevano attendere. Ebbene, dopo circa venti anni dal matrimonio nacque un bel bambino!



11 febbraio 2021

Perché Lucifero ha peccato? Qual è il motivo della caduta degli angeli? Così risponde la Scuola Francescana

 
tratto da itresentieri.it

La Scrittura ci dice soltanto che il diavolo cadde a motivo della superbia e dell’orgoglio e che fu roso dall’invidia nei confronti del genere umano. 


Tuttavia c’è una tradizione corroborata da diversi Padri che sostiene la tesi secondo cui l’origine della caduta di Lucifero fu proprio il rifiuto del piano divino dell’Incarnazione. 

Ma perché Lucifero si sarebbe dovuto ribellare al piano dell’Incarnazione?

Sembra di dover affermare con la scuola francescana che ciò che diede principio al suo decadimento fu l’eccessivo amor di sé, accompagnato dal desiderio disordinato di possedere per se stesso l’unione ipostatica del Verbo. Come se si fosse chiesto internamente: “Perché il Verbo deve assumere la natura umana invece di quella angelica che è più sublime ed alta? Anzi perché non proprio la mia?”.

San Bernardo afferma:
 «Quel Lucifero che si levava al mattino, per aver tentato di usurpare la somiglianza dell’Altissimo, ed essersi attribuito ingiustamente l’uguaglianza con Dio, che è proprietà esclusiva del Figlio, rovinò precipitando all’istante, perché il Padre rivendicò la causa del Figlio, come se avesse messo in atto questa parola: “A me la vendetta. Sono io che ricambierò” (Rm 12,19)».

Tuttavia se dinanzi all’uomo Gesù, Lucifero si poteva ancora inchinare a motivo della Persona Divina del Verbo, come avrebbe potuto farlo nei confronti della sua Madre che si presentava come una semplice creatura umana? Come riconoscerla propria Signora e Regina e addirittura Mediatrice nell’ordine della Grazia? Questo per Lucifero fu troppo e non accettò quella che ritenne un’umiliazione troppo grande. Così fu questa la ragione determinante della caduta di Lucifero e degli altri angeli.



Così scrive san Massimiliano M. Kolbe:
 «Allorché Dio creò gli angeli, li mise alla prova, affinché potessero scegliere liberamente di sottomettersi in tutto alla sua volontà oppure no, e svelò ad essi il futuro, ossia l’intenzione di dare vita ad una creatura senza macchia di peccato, immacolata, che però sarebbe stata una creatura umana, la quale sarebbe diventata la loro Regina ed essi, secondo la sua Volontà, avrebbero dovuto renderle onore. E ci fu una parte di angeli i quali considerarono tal cosa una umiliazione della loro perfezione. Si ribellarono alla Volontà di Dio e, con Lucifero a capo, vennero precipitati nell’inferno».

Sebbene quest’ultima tesi non sembra trovare sostenitori antichi presso i Padri, è stata definita dal Padre Hophan, come una “fondata opinione”.
La stessa Sacra Scrittura sembra suffragarla nel libro dell’Apocalisse. Infatti, dopo aver parlato della Donna vestita di sole, aggiunge: «Vidi un altro segno nel cielo, un enorme drago […]. che con la sua coda trascinava giù sulla terra un terzo delle stelle del cielo. E il drago si stabilì di fronte alla donna per divorare il suo figlio maschio […]. E la donna fuggì nel deserto […]. E ci fu una grande battaglia in cielo» (Ap 12).
 «Da tutto ciò è lecito dedurre: il Cristo futuro e Maria futura sono proposti agli angeli in visione, come re e regina del mondo, anche degli angeli, e così essi dovettero sottomettersi a loro. Ma essi rifiutarono di fare ciò, perché diventarono superbi» (Padre Minges, Quaderni scotisti).
Perciò il diavolo tentò in seguito di distruggere questo disegno facendo precipitare Adamo ed Eva e cercando di trascinare insieme a loro in questo vortice di fango che è il peccato tutto il genere umano.


La venerabile Maria D’Agreda, nel suo libro La mistica Città di Dio, spiegando i suddetti passi dell’Apocalisse, afferma che gli Angeli dopo la creazione furono messi alla prova con tre precetti:

  1. riconoscere Dio come loro fine,
  2. riconoscere il Verbo Incarnato e infine 
  3. sottomettersi umilmente alla regalità della sua Madre. 

Se al primo precetto si assoggettarono tutti, sebbene non con lo stesso slancio e amore, al secondo Lucifero con i suoi angeli, opposero resistenza, ed infine al terzo «si levarono in superbia e in vanità anche maggiori, a tal punto che, disordinatamente furibondo, egli bramò per se stesso il privilegio di essere capo di tutta la stirpe umana e di tutti gli ordini angelici» attraverso l’Unione Ipostatica.
 D’altra parte se Venanzio Fortunato († c. 600) scrive che anche «l’ardente Lucifero cede» di fronte alla bellezza della Madonna, quale deve essere stata la sua invidia nello svelare loro tale creatura, adorna di tale Grazia e Gloria!


Seguendo il beato Giovanni Duns Scoto, potremmo avanzare la modesta ipotesi che sia stato questo l’ultimo e determinante peccato, che l’ha definitivamente chiuso in se stesso, impedendogli il ritorno a Dio.
Infatti, se come afferma Gregorio Palamas (m. 1359), famoso teologo ortodosso, «nessuno arriva a Dio se non per mezzo di Lei e per il Mediatore nato da Lei; nessuna forza da Dio arriva agli angeli e agli uomini se non per Lei», di conseguenza è proprio rifiutando Lei, che il diavolo si è precluso da se stesso la via del pentimento, e quindi della Misericordia e della Grazia.





Leggete le seguenti Scritture su Lucifero:

Isaia 14,12-15
Ezechiele 28,12-19
Giobbe 2,7
Matteo 4,3;   13,38-40;  25,41
Luca 10,18;  22,31
Giovanni 8,44;  12,31  14,30
Apocalisse 2,10;   12,7-9   19,20;  20,10



3 febbraio 2021

I sei motivi che dimostrano che se si ama la Madonna, si è fedeli alla Dottrina

di Corrado Gnerre


Primo motivo: Perché Maria ci ha donato la Verità

Gesù dice di se stesso: “Io sono la via, la verità, e la vita” (Giovanni 14). Gesù è Pastore e Redentore, ma prima ancora è Maestro. Egli è il Verbo (il Logos) che si è fatto carne. Dunque, senza il “sì” di Maria, non sarebbe entrata nel mondo la Verità, non ci sarebbe stata la Luce per squarciare le tenebre della menzogna del mondo pagano.

Secondo motivo: Perché Maria ha assentito umilmente alla Verità

Se Maria non avesse detto di “sì” all’Angelo, sarebbe stato pregiudicato il progetto di Dio. Ci sarebbe stata una seconda possibilità? Non lo sappiamo.

Ragioniamo su questo. L’assenso di Maria Vergine è l’obbedienza. Ella, Nuova Eva, si contrappone alla Prima Eva a causa della quale entrò il peccato nel mondo. Ciò che rende diversa Maria da Eva è l’umiltà. Eva peccò perché attratta dalla possibilità di “diventare come Dio”; Maria ci ha ridonato la Grazia convinta che l’unica posizione umanamente ragionevole fosse quella di farsi “ancella di Dio”.

Dietro ogni eresia c’è sempre l’orgoglio. C’è sempre l’intenzione di non voler ascoltare, bensì rielaborare secondo i propri criteri e le proprie ambizioni. Dunque, da questo punto di vista, si capisce bene quanto la devozione mariana serva per ottenere la virtù dell’umiltà.

Terzo motivo: Perché Maria ha generato la Verità

Maria non si è limitata a donarci la Verità, l’ha anche generata.

Il Verbo incarnato è l’unione del divino con l’umano.

Mentre il divino è stato apportato dallo Spirito Santo, l’umano è stato apportato da Maria Vergine.

Maria ha dato il suo sangue e il suo nutrimento alla Verità incarnata. Se a Gesù avessero fatto l’analisi del nucleo mitocondriale, avrebbero trovato lo stesso nucleo mitocondriale di Maria.

Ragioniamo su questo. Mettersi alla scuola di Maria, vuol dire mettersi alla scuola di Colei che ha generato la Verità. Quale modo migliore per conservare la Verità se non chiedendo l’aiuto a Colei che l’ha generata?

Quarto motivo: Perché Maria ha portato la Verità nel suo grembo

Maria è veramente Madre della Chiesa, che è la realtà a cui Cristo ha voluto affidare la Verità da custodire nei secoli.

La Chiesa è l’unione del divino con l’umano e già Cristo (il Capo) è tutta la Chiesa, per cui si può ben dire che la Vergine ha generato e portato la Chiesa dentro di sé. Ha alimentato la Chiesa con il suo sangue.

Questo fatto che la Vergine abbia portato dentro di sé la Chiesa fa capire tutta la connotazione anti-gnostica del Cristianesimo. La Verità è portata dal grembo di una donna, per cui si è chiamati, relativamente alla Verità, ad una dimensione di convivenza e non solo di conoscenza.

Le eresie, invece, nascono sempre da un approccio alla Verità in senso primariamente intellettualistico. Paradossalmente (ma non troppo) anche in quelle eresie che negano il valore e la propedeuticità della Ragione per l’atto di Fede. Il “Caso Lutero” lo dimostra ampiamente: per lui la Ragione non aveva valore, eppure cercò nello studio della Scrittura il fondamento delle sue teorie, riducendo il Cristianesimo ad una “religione del Libro”.

Pertanto possiamo dire che tutta la deriva in senso intellettualistico della teologia contemporanea ha come causa proprio la voluta dimenticanza della devozione mariana, e tale dimenticanza è a sua volta causa della deriva intellettualistica della teologia contemporanea

Quinto motivo: Perché Maria ha alimentato la Verità

Se Maria ha alimentato la Verità, vuol dire che ha dato ossigeno, vita ad essa. Ed ecco che con il suo aiuto si può veramente capire quanto la Verità venga prima di tutto. E’ essa che dà ragione all’Amore.

Sesto motivo: Perché Maria è l’immacolatezza della Verità

Maria è la purezza in quanto tale. Ella, a Lourdes nel 1858 venne a confermare il dogma promulgato da Pio IX quattro anni prima e disse di sé: Io sono l’Immacolata Concezione. Non disse: Io sono stata concepita immacolatamente, ma Io sono l’Immacolata Concezione. Ovvero: Io sono la Purezza per eccellenza, l’unica purezza esistente nella realtà creaturale. 

Maria, dunque, ci ricorda come la purezza sia alla base dell’acquisizione della Verità e della sua generazione.

Ella fu preservata proprio perché doveva generare il Verbo incarnato.

Ragioniamo. Di per sé la perdita della purezza, pur essendo peccato grave, può non essere il peccato più grave, ma è senz’altro il peccato che più compromette la sfera intellettuale. Il rifiuto della purezza è la bestializzazione; e con la bestializzazione c’è la morte del retto intendere e della logica. Non si vive come si pensa, si finisce sempre col pensare come si vive. A tal riguardo, se si approfondisce lo studio della vita privata di molti eretici, si scopre quanto le formulazioni degli errori siano stati preceduti da cedimenti sul piano tanto della disciplina quanto della vita morale.

Tratto da itresentieri.it